Nei mesi di novembre e dicembre 2015 si è riunita a Parigi la “COP21”, la 21esima edizione della Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, un importante passo avanti nel faticoso percorso verso una lotta delle Nazioni contro i cambiamenti climatici causati dall’umanità, in particolare dopo l’avvio della cosiddetta rivoluzione industriale. Per ricordare il percorso che ha portato alla firma dell’Accordo di Parigi si rimanda alla visione del video pubblicato da OggiScienza con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.
La Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), nota anche come Accordi di Rio, è un trattato ambientale internazionale prodotto dalla Conferenza sull’Ambiente e sullo Sviluppo delle Nazioni Unite (UNCED, United Nations Conference on Environment and Development). Tale conferenza, informalmente conosciuta come Summit della Terra, si è tenuta a Rio de Janeiro nel 1992. Il trattato punta tra l’altro a “raggiungere la stabilizzazione delle concentrazioni dei gas serra in atmosfera a un livello abbastanza basso per prevenire interferenze antropogeniche dannose per il sistema climatico”. Il trattato, come stipulato originariamente, non poneva limiti obbligatori per le emissioni di gas serra alle singole nazioni; era quindi, sotto questo profilo, legalmente non vincolante. Esso però includeva la possibilità che le parti firmatarie adottassero, in apposite conferenze, atti ulteriori (denominati “protocolli”) che avrebbero posto i limiti obbligatori di emissioni. Il principale di questi è il protocollo di Kyōto, che è diventato molto più noto che la stessa UNFCCC.
Complessivamente 192 paesi (le “parti”) hanno aderito al protocollo di Kyoto. Con l’adesione i paesi si sono impegnati a ridurre del 5% le proprie emissioni di gas ad effetto serra.
I paesi membri si incontrano annualmente nella “Conferenza delle parti”, in particolare nel corso della COP3 è stato redatto il protocollo di Kyoto (dicembre 1997). La COP è il corpo decisionale della Convenzione, costituita da tutti i paesi aderenti, dove vengono prese le decisione necessarie per l’applicazione della Convenzione e ne sono analizzati lo stato dell’attuazione e ogni altro strumento legale utilizzati.
Nei mesi di novembre e dicembre 2015 si è riunita a Parigi la COP21. In tale sede, le 197 parti aderenti (196 nazioni + l’Unione Europea) hanno sottoscritto il cosiddetto Accordo di Parigi, disponibile nella versione originale e tradotto in italiano dal Ministero dell’ambiente.
I punti principali dell’accordo firmato riguardano:
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la riduzione delle emissioni di GHG tale da mantenere il riscaldamento climatico al di sotto dei +2°C (con l’obiettivo di ridurlo a 1,5 °C). La nuova strategia di riduzione prevede che le parti raggiungano il picco di emissioni di GHG quanto prima e successivamente diano avvio alle misure di riduzione;
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riconoscere le esigenze dei paesi in via di sviluppo, stabilendo un rapporto tra “diritto alla crescita” e la conseguente necessità di inquinare. A tal fine, è stato introdotto un meccanismo di incentivo finanziario che consenta ai Paesi in Via di Sviluppo di applicare un modello di sviluppo meno impattante dal punto di vista ambientale;
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la vincolatività degli obiettivi di riduzione proposti. L’accordo prevede un meccanismo di controllo del rispetto degli obiettivi vincolante, ma non sanzionatorio.
Il giorno 21 settembre 2016 le parti aderenti sono chiamate a ratificare l’accordo di Parigi. Affinché l’accordo entri in vigore è necessario che, come previsto dall’art. 21, ”almeno 55 Parti della Convenzione, che rappresentino almeno il 55% per cento del totale delle emissioni di gas ad effetto serra globali, hanno depositato i loro strumenti di ratifica, accettazione, approvazione o adesione.” L’entrata in vigore dell’accordo avverrà trenta giorni dopo la chiusura della ratifica.